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Orfeo ed Euridice.

Corteo funebre. Un letto bianco. Un vuoto. Un’assenza. La stanza nella quale abbiamo vissuto anche un solo istante di oblio del mondo è piena di luce e di buio. Una finestra bianca, una parete cieca, l’opacità dei giorni e delle notti che verranno. “Sei triste? – chiede il bambino. No. Stai male? Si. Cosa avverti? La Mancanza.” Di una presenza, di un volto, di uno sguardo. Desiderio di ciò che è stato, ma anche di ciò che non è mai stato. “Sehnsucht” dicono i tedeschi. Nostalgia diciamo noi che proviamo dolore per l’impossibile ritorno. Non esiste il futuro. Esiste solo il presente del futuro, che si chiama Attesa.

Non c’è un’altra riva, c’è solo l’attimo del guado, il guado del tempo, il guado della morte. Attraversare il guado, penetrare la sofferenza, l’angoscia che soffoca ogni filo di speranza, che divora ogni risposta e ogni domanda. Ogni senso dell’esistere. E del morire. “Vieni, attenderemo qui l’alba. Quando i ragazzi arriveranno per il primo treno, al levarsi del giorno, noi saremo liberi.” Fino ad allora non potrai volgerti indietro, perché volgersi vorrebbe dire tradire l’attesa, soddisfarla e cancellarla. Il presente del presente si chiama Visione.

Café des Poètes. Un altro teatro d’ombre che si moltiplicano, si affannano, si disperano. Chiedono spiegazioni sulla vita, sulla morte, su chi abbandona e chi tradisce, chi cerca chi e cosa. Perché l’ossessione del vivere, del cantare se stessi e l’altro, l’io e il tu, perché cercare una verità in mezzo alla bellezza delle menzogne che abbiamo chiamato Amore? Perché cimentarsi fino a mattino? Tutto torna a essere fraintendimento, disperazione e torpore. Si vive solo nel miraggio della ripetizione. Il rumore della corrente. Un battere di remi. E tutto svanisce un’altra volta. Un altro inganno, una nuova solitudine. Non resta che la continua attesa di una trasparenza che non ha fine, ma è sempre inizio. Il presente del passato si chiama ricordo. Ripetizione di ciò che fuori non ha cessato di mormorare. E fu la luce mattinale, l’inno alla chiarezza senza nome e senza luogo.