Esplora il significato del termine: Butterfly, poesia tra realtà e sognoButterfly, poesia tra realtà e sogno (www.bresciacorriere.it)

di Fabio Larovere
La vera star è lo zio Bonzo. Il personaggio che viene a scompaginare il matrimonio di Madama Butterfly e Pinkerton, rinnegando la nipote che ha lasciato la religione degli avi per il Cristianesimo, riscuote grande successo tra i ragazzi delle scuole che ieri hanno affollato il teatro Grande per l’anteprima del capolavoro di Giacomo Puccini. 

La stagione lirica
L’opera, a 110 anni dalla prima bresciana che la vide trionfare dopo i fischi alla Scala di Milano, inaugura venerdì alle 20.30 la stagione lirica del Massimo cittadino. E c’è da scommettere sul successo di uno spettacolo che ieri ha mietuto applausi entusiasti dai giovanissimi in sala, mentre qualche anziano si asciugava una lacrima di commozione per questa storia immortale di amore, illusione e morte. 
È piaciuta la regia di Giulio Ciabatti, definita da alcuni ragazzi del liceo Calini, «poetica e delicata». L’insegnante di latino Rita Lorenzini, responsabile delle iniziative musicali della scuola, non nasconde l’emozione nel vedere tanti giovani come ipnotizzati dalla musica di Puccini. In platea ci sono i giovanissimi delle medie, quelli che, alla domanda su quale sia il personaggio che li ha colpiti di più, rispondono in coro «Lo zio bonzo!». Gli studenti della scuola Marconi citano anche il cugino ubriacone di Butterfly, personaggio che ha un discreto spazio nella versione bresciana dell’opera (Puccini la ritoccherà ripetutamente sino al 1920 e l’ubriacone scomparirà). I coetanei della scuola media di Toscolano Maderno apprezzano invece la bella scenografia e le luci, rispettivamente di Pier Paolo Bisleri e Claudio Schmid. Matteo Rossi, studente melomane del liceo Leonardo, accompagnato dal suo wagneriano insegnante di matematica, Riccardo «Richard» Fontanesi, ha le idee molto chiare: «Bello spettacolo - spiega - ma certe aggiunte dell’edizione bresciana dell’opera, soprattutto nel primo atto, allentano un po’ la tensione drammatica e interrompono il fluire della melodia». E l’orchestra? «I corni dovrebbero essere più delicati». 

Un successo
Alla fine gli applausi sono scroscianti, soprattutto per la protagonista, il soprano rumeno Cellia Costea, che viene festeggiata anche dopo un’intensa esecuzione della celebre «Un bel dì vedremo». Ma l’entusiasmo non manca per il direttore Giampaolo Bisanti e per gli altri cantanti: Giuseppe Varano (Pinkerton), Giovanna Lanza (Suzuki) e Domenico Balzani (Sharpless), nonché per lo zio bonzo Manrico Signorini. Molto soddisfatto il maestro Umberto Fanni, direttore artistico uscente della stagione lirica (da qualche mese ricopre lo stesso ruolo all’Opera di Muscat, in Oman): «Si è creato una sorta di ponte tra le varie componenti dello spettacolo - dice -, un’energia capace di renderle armoniche, dalla regia all’esecuzione musicale». «Non mi pongo il problema di essere un regista di tradizione o d’innovazione - aveva spiegato ieri mattina alla stampa Giulio Ciabatti -, di assecondare le convenzioni o di trasgredire, di rispettare le didascalie o di gettarle al vento. In Butterfly voglio rendere scenicamente la struggente fragilità di tutto ciò che è bello in una trascrizione personale sospesa tra realtà e sogno, permeata di poesia».